Rete volontari per Gaza
Bologna per Gaza è nata per accogliere e supportare la comunità palestinese
Prima di divenire rete, siamo singole persone arrivate da vie, storie e formazioni diverse, realtà e associazioni del territorio che condividono l’urgenza e la necessità di prendere posizione rispetto al genocidio, partecipando attivamente pratiche di comunità a partire da intenti comuni:
- pensiamo che la ferita di guerra sia una ferita comune
- riteniamo che la guerra sia il prodotto di una complicità occidentale senza confini che chiama indistintamente la società civile a ridiscutersi
- sentiamo nella responsabilità collettiva la possibilità di riabilitazione delle vulnerabilità e delle fragilità
- Consideriamo l’ascolto e la cura gli strumenti essenziali per costruire relazioni di fiducia e appartenenza
- Vediamo nella pratica attiva condivisa l’antidoto alla struttura capitalistica performativa, individualista e riproduttiva
- Sentiamo che mettendoci in connessione possiamo preservare l’universalità della condizione umana, non infantilizzando lo status di vittima ed evitando approcci sovraderminati e gerarchici
- Costruiamo comunità come possibilità concreta che dà senso e dignità alle nostre vite.
Ad Agosto 2024 una chiamata da parte della Comunità Islamica in accordo con le autorità del tavolo di coordinamento (Prefettura, Croce Rossa, Asp, Ospedali) chiedeva volontar* disponibili ad assistere con turni di 12h famiglie con minori in arrivo da Gaza, da lì inizia il nostro viaggio.
L’affidamento e l’amore delle famiglie palestinese ci ha chiamati in un legame di presenza, affetto e fiducia che si è prolungato oltre le settimane in ospedale ed è divenuto supporto, punto di riferimento e orientamento imprescindibile nel percorso di prossimità con una dimensione culturale nuova, nella possibilità di copertura dei bisogni primari e nell’estensione del protocollo Sai per rifugiati richiedenti asilo.
I tanti bisogni scoperti a lungo e le diverse situazioni gravose ci hanno condotto a denunciare lo stato delle cose alle istituzioni di competenza del territorio, in assenza di risposte concrete, ci accolgono Sanitari per Gaza e ci ritroviamo a fine settembre scorso in una grande assemblea di convergenza del Coordinamento cittadino per la Palestina.
Il vuoto si fa subito azioni tangibili: luoghi aperti, collaborazioni, circuito di competenze offerte, proposte, idee, braccia, pasti, indumenti caldi, mediazione, trasporti in auto.
Una rete che non si è mai fermata e che è divenuta Casa Famiglia Comunità.
Siamo divenuti una sola voce da quando grazie al supporto del doposcuola delle Cucine Popolari nelle persone di Silva e Lalla, attraversiamo la casa di quartiere Katia Bertasi, il sabato un paio d’ore al mattino, un momento di svago, confronto e gioco, uno spazio per realizzare quel bisogno di socialità e di incontro con tutte le famiglie palestinesi in area bolognese, alcune arrivate l’anno precedente con la nave Vulcano, le altre con corridoi umanitari lungo il corso dei mesi.
Da quel primo e incerto 12 Ottobre 2024 un cammino che non trova sosta e ogni sabato celebriamo Comunità insieme.
Oggi supportiamo 14 nuclei familiari, 51 persone, per lo più donne e bambini con alta vulnerabilità psico- fisica, la gran parte dei bambini e bambine sono orfani e una parte sono minori mutilati.
Ognuno di loro ha dovuto subire violenza, lutti, perdita della casa, cancellazione della memoria, i segni delle bombe, la fuga, ma ciò che più manifesto è che sono vivi testimoni e continuatori di un presente, sono ponti viventi attraverso cui scorrono forte resistenza e resilienza, un sentire di rivendicazione nonviolento, alto e legittimo.
Le loro storie sono lo sguardo attraverso cui lungo questi mesi abbiamo osservato il mondo che ci pareva ormai aver perso ogni senso e direzione, le loro storie sono la cosa più preziosa che in questi mesi ci è stata donata e che stiamo imparando a custodire con umiltà e amore, immensamente grati per averci indicato la direzione da perseguire con consapevolezza, responsabilità e presenza.
In questi mesi abbiamo imparato ad ascoltare una comunità e farle spazio, abbiamo imparato che alla guerra e alla vulnerabilità ci si avvicina con gradualità e senza sovradeterminare, sono stati mesi di impegno diretto, di attenzione e cura, di vicinanza e rispetto, di trovare risorse e offrirle in ogni modo, di atti politici, di prese di posizione, di facilitare collaborazioni con enti, interlocutori sociali e le cooperative nominate per attuazione protocollo sai, con anche le implicite dinamiche di precariato, inadeguata formazione, contratti con monte ore insufficienti rispetto alle necessità degli assistiti, turnover costante, burnout, tutto con una ricaduta molto forte proprio su famiglie e bambini in attesa di cure e servizi.
Si sono presentati casi anche di famiglie arrivate con corridoi non ufficiali e per quanto supportate dalle ong dei corridoi, sprovvisti di sai e dunque soli e senza alcuno strumento, rispetto a questi nuclei il sostegno, il lavoro, la costanza e la cura dei Sanitari per Gaza nelle persone di Fabio Gentili, Raffaele Aspide e Antonella Tempestini, come il supporto di Carla e Stefano è stato di vitale importanza e di encomiabile valore.
La gratitudine è tanta nei confronti delle tante persone, degli artisti e delle realtà che sono accanto a supportarci e reinventarci con proposte sempre diverse e vicine ai bisogni della comunità palestinese.
Collaboriamo attivamente con il team di musicoterapia Music and Resilience, abbiamo il supporto di Mediterranea e di Amnesty, abbiamo raccolto fondi e costruito momenti di coralità preziosi grazie all’impegno di Cantieri Meticci e lo spazio Met, abbiamo ricevuto indumenti e attrezzature da Opera Padre Marella.
Poi come punti luminosi la clown Thea , la scuola steineriana, Alekos con le bolle magiche e suoi libri, le mani colorate, gli aquiloni e i fotogrammi dei tanti e tante che da singole persone hanno dato alimento, Rita, Alice, Noura, Firas, Chiara, Laura, Wissal, Hanane, Luca, MariaCristina , Fatima, Diego, Giulio, Francesco, Fabio, Edoardo, Marco, Salem, Mattia, l’alfabetizzazione, i convivi, la mediazione, il gioco, l’allestimento e la cura degli spazi, la gestione delle attività, il coordinarsi, il trovarsi, restituirsi in confronto, la gestione comunicazione, organizzarci in turni di disponibilità per permettere 2 mesi ad un bambino di 7 anni anni di andare a scuola per la prima volta, sì abbiamo fatto anche questo.
Siamo stati il sorriso e la fiducia che ci restituiscono le famiglie ed è con enorme commozione che vogliamo trasferire tutta l’energia che ci ha attraversati e che ci attraversa perché possa generare altro, tanto altro ancora.
I valichi si aprono e le notizie ci dicono di un sfollamento forzato, il supporto fulgido da vicino e lontano di Meri Calvelli cooperante storica di Acs nella striscia di Gaza, ci avverte di tanti casi di bambini gravemente malati, orfani e in condizioni di urgente corridoi.
Siamo testimoni, con la complicità dei nostri governi, di un genocidio a cui ognuno è chiamato responsabilmente a rispondere, non rassegniamoci all’impotenza, usciamo dalle nostre bolle.
Lungo il tempo di questa nostra costruzione più di ogni altra cosa abbiamo realizzato che il dolore messo in circolo attiva risorse profonde nell’essere umano, che reintegrare la sensibilità mettendoci in ascolto ci dice che possiamo avere fiducia anche se non ne vediamo il senso, che il dolore messo in circolo libera empatia, condivisione, è gratitudine nella compartecipazione, antidoti potentissimi contro l’isolamento, il giudizio, la paura e la sfiducia;attraversare il dolore ci trasforma, ci rende integri, connessi e solo quando siamo connessi possiamo creare connessioni felici intorno a noi.
Ce lo sentiamo dire spesso: “Cosa possiamo fare? Cosa è utile? “
Esserci e metterci in rete, cerchiamoci, veniamo fuori dalle nostre solitudini, rompiamo i nostri privilegi, facciamo spazio nelle nostre vite, abbracciamoci, riscopriamo risorse nascoste, torniamo alla matrice che unisce, lì è tutta la nostra rivoluzione. Vi aspettiamo sabato mattina al katia Bertasi.
La Comunità Palestinese a Bologna
Bologna per Gaza, volontari in rete.
A Bologna è attiva una rete di sostegno alle persone palestinesi di Gaza* arrivate nella nostra città per le cure mediche (principalmente per protesi per bimbi e ragazzi mutilati dai bombardamenti israeliani).
🌏 Grazie all’impegno volontario di alcuni medici, di persone che li ospitano a casa e ad alcune strutture del Comune di Bologna, la rete risponde ai loro bisogni e organizza attività di comunità tutti i sabati al Katia Bertasi in piazza Lucio Dalla.
Nei prossimi due sabati si sta organizzando presso le Cucine Popolari di zona Saffi l’IFTAR, un importante momento conviviale di rottura del digiuno del Ramadan.
📍 Alcuni prodotti saranno presi anche nel nostro emporio.
🟢 Vi proponiamo, per chi riesce, una piccola donazione che aiuti a creare un fondo cassa per queste attività.
Si può versare su questo conto Paypal, anche con carta di credito