Matriarcato
Peggy Sanday ha scritto questo articolo su “The Oxford Encyclopedia of Women in World History” Enciclopedia Oxford delle Donne nella Storia del Mondo
Matriarcato
Il ruolo del matriarcato nella storia delle donne è stato oscurato dagli stereotipi utilizzati nella teoria sociale occidentale maschile che riguardano la natura del potere. Verso la fine del XIX secolo il concetto di matriarcato ha giocato un ruolo importante nel dibattito sui presunti livelli di evoluzione delle società: da quelli “primitivi” del governo femminile ai “più avanzati” governi maschili. Alla fine del XX secolo questa definizione di matriarcato è stata respinta a favore di una approccio comparativo su basi etnografiche, che ha permesso una comprensione meno marcata della logica della responsabilità dei generi in alcune società specifiche. All’inizio del XXI secolo, questo nuovo approccio ha costituito la base da cui ha preso avvio il fiorente campo degli studi matriarcali.
Da un concetto di matriarcato pensato come semplice stato pre-patriarcale evoluto e riferito a società incentrate sulle donne, si è passati a quello di società fondate su un principio di equilibrio di genere e di economia del dono.
Questa nuova definizione riflette una filosofia sociale materna verso una cultura globale che persegue la pace e sottolinea l’importanza di prendersi cura dei giovani, degli anziani, degli ammalati e dei poveri.
Storia della Definizione del Matriarcato
Storicamente la parola “matriarcato” si è evoluta dall’antico uso delle parole “matriarca” e “patriarca” che indicavano il capo (donna o uomo) di una famiglia o di una tribù: gli anziani o le anziane di potere di una famiglia o di un gruppo.
Gli antenati del popolo ebraico sono i tre patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe e le quattro matriarche Sara, Rebecca, Rachele e Leah. Abramo, il cui nome in ebraico signica “padre di tanti”, è il primo dei grandi patriarchi biblici e il fondatore dell’antica nazione ebraica. Il nome “Sara” ha lo stesso significato nel capitolo 17 della Genesi, quando Dio dice ad Abramo che sua moglie Sara “ diventerà nazioni e re di popoli nasceranno da lei” (Genesis 17:15-16).
La parola “matriarcato” è stata utilizzata nel XIX secolo per significare “governo delle donne nella famiglia e nella società agli albori della società umana”. Questa evoluzione del concetto è in parte una reazione alla credenza diffusa di quel tempo secondo la quale la dominazione maschile era all’origine della società umana. Il fondamento concettuale del matriarcato è stato posto da alcuni evoluzionisti del XIX secolo: Johann Jakob Bachofen, con Das Mutterrecht ( 1861 ), Lewis Henry Morgan, con League of the Ho-dé-sau-nee, o Iroquois ( 1851 ), e John McLennan con Primitive Marriage (1865 ). Sebbene questi autori non utilizzassero il termine specifico “matriarcato”, la loro caratterizzazione della prima società umana con termini come Mutterrecht (legge o diritto della madre), “discendente in linea femminile,” and “gynecocracy“, ginecocrazia, hanno preparato la strada alla definizione di matriarcato come immagine speculare del patriarcato. Bachofen equipara ad esempioMutterrecht a ginecocrazia, probabilmente perchè riteneva che nessuna società avrebbe potuto sviluppare usi e costumi orientati alle donne se non fossero state le donne a governarla. Opuure, ha forse subito l’influsso di fonti greche antiche che facevano talvolta riferimento al “governo della donna” nel descrivere usi e costumi orientati al femminile.
Il concetto di progressione evolutiva dalle forme sociali materne a quelle paterne rimane ancora oggi un tema centrale nel dibattito sul matriarcato. Il libro più citato al riguardo è quello di Friedrich Engels, Ursprung der Familie, des Privateigentums, und des Staats. Attingendo fortemente da Bachofen, Morgan, e McLennan, Engels argomenta che la transizione dalle società dei primati a quelle umane con strutture sociali più antiche avvenne grazie al valore sociale della solidarietà femminile, che trascendeva la competitività sessuale e la gelosia, legate alla presunta pratica comune del matrimonio di gruppo. In questo tipo di matrimonio si riteneva che la discendenza dovesse essere rintracciata secondo il lignaggio femminile perchè solo la madre del bambino era conosciuta. Il debito di Engels verso i suoi predecessori si riflette nell’ uso che fa del termine Mutterrecht , come pure nel suo modello della presunta progressione dal materno al paterno, in cui parla di “sconfitta storica del sesso femminile” allorché gli uomini “presero il comando della casa”. Engels non usa il termine “matriarcato” anche se Mutterrecht è molto vicino.
Matriarcato: Donne Minangkabau con bambini.
I Minangkabau costituiscono la più grande società matrilineare al mondo.
Cortesia di Peggy Reeves Sanday
La prima analisi estesa sul matriarcato è apparsa in un articolo poco conosciuto pubblicato nel 1896 dall’antropologo Edward Burnett Tylor, “The Matriarchal Family System” , in cui si discute “della storia e del significato del grande e antico sistema materno” (p. 82). Secondo Tylor, quando McLennan mise in evidenza l’antico sistema materno descrivendo la relazione tra matrimonio di gruppo e discendenza femminile, diede luogo a una grande controversia tra gli studiosi poichè la sua teoria rovesciava la “visione patriarcale accettata” , definita da Henry Maine nel Ancient Law ( 1861 ) un postulato del sistema primordiale del potere paterno. Tylor notò inoltre che, come Bachofen e Morgan, McLennan “proponeva un insieme di materiali riguardanti popoli antichi e moderni che erano soliti tracciare la loro discendenza non attraverso il lineaggio del padre ma attraverso quello della madre”
Presentando il sistema familiare dei Minangkabau – Sumatra Occidentale, Indonesia – come un modello prototipale di matriarcato, Tylor cita il lavoro di un funzionario coloniale olandese, che nel 1871 descrive la donna anziana come il centro della vita nell’abitazione comune dei Minangkabau. Secondo Tylor, l’abitazione comune , che può essere occupata da più di cento persone, “forma una sa-mandei o motherhood”, “un insieme di madri” (p. 86).
Malgrado la vivace descrizione di quello che Taylor definisce una serie di sistemi familiari “matriarcali” in varie parti del mondo, egli rifiuta il termina “matriarcale” sulla base del fatto che pur essendo questo un “miglioramento di definizioni precedenti … dà troppo per scontato che le donne governino la famiglia”. Egli lo sostituì con il termine “famiglia materna” perché il “potere effettivo” era più nelle mani dei fratelli e degli zii da parte di madre. (p. 90). Questa conclusione non è però confermata da nessuna delle osservazioni effettuate nel XX secolo sui Minangkabau, come quelle ad esempio di Franz von Benda-Beckmann , Keebet von Benda-Beckmann , Evelyn Blackwood e Peggy Reeves Sanday. Ossia, come in molte società matrilineari le madri e i fratelli Minangkabau condividano il potere e siano responsabili di ambiti differenti nella governo della famiglia e della società.
L’inizio del XX secolo ha visto la scomparsa del termine “matriarcato” sia in ambito antropologico che sociologico, effetti entrambi della tendenza a confonderlo esclusivamente con “dominazione femminile” e dell’esaurirsi del paradigma evoluzionista. All’inizio degli anni ‘20, l’antropologo inglese William Halse Rivers ( 1864 – 1922 ) a proposito della questione “diritto della madre e diritto del padre” – a cui fa anche riferimento come matriarcato e patriarcato – rivendica il fatto che “questi termini inappropriati stanno rapidamente uscendo dall’uso a causa del generale riconoscimento che non esiste la questione del governo delle donne nella maggioranza degli stati a cui il nome matriarcato può essere applicato”. Sebbene Rivers concordi nell’abbandonare questo termine in Inghilterra e negli StatiUniti, fa notare tuttavia che sarebbe stato sbagliato tornare alla dottrina di Maine della priorità del diritto del padre. Secondo Rivers, la teoria di Maine era “ancora più insostenibile” di quanto non fossero le asserzioni che riguardavano la priorità del diritto della madre (p. 98). Rifiutando il modello degli stadi evolutivi del XIX secolo, Rivers propone l’uso di descrizioni etnografiche particolaristiche in cui le istituzioni sono trattate non come un semplice risulato di un semplice processo evolutivo ma come la conseguenza di mescolanze e interazioni.
Questo approccio particolaristico circa il dibattito sul matriarcato verrà ripreso dagli antropologi solo più tardi nel xx secolo, grazie agli studi etnografici di Peggy Reeve Sanday sui Minangkabau, che rivisitano la definizione del termine “matriarcato” in base allo studio del sistema dei costumi a cui i Minangkabau fanno riferimento come “adat matriarchaat”, “costumi matriarcali”. Sebbene I Minangkabau abbiano adottato molto probabilmente il termine “matriarcato” dai loro colonizzatori olandesi, Sanday si rese conto che l’espressione significava molto di più di una discendenza matrilineare e di una famiglia incentrata sulle donne. “Adat matriarchaat”, anche detto “adat ibu” (legge consuetudinaria delle donne) fa riferimento a un sistema di simboli e a una serie di pratiche cerimoniali legati al ciclo della vita che collocano le donne anziane al centro sociale, emozionale, estetico, politico ed economico della vita quotidiana insieme ai loro fratelli. Quando svolgono le loro funzioni cerimoniali si fa riferimento alle donne anziane come bundo kanduang. Il titolo significa “la nostra stessa madre” e si riferisce all’antenata comune di ogni clan, come pure alla propria madre biologica. E’lo stesso titolo storico e mitico con cui ci si riferiva alla regina madre dei Minangkabau, che si pensava fosse vissuta nel XIV secolo. Un dramma popolare in forma cantata narra il mito dello stato di Minangkabau e delle gesta di quella regina e dei suoi figli che insieme si adoperarono per sostenere la legge adat, che garantisce alla discendenza matrilineare lo status di legge divina.
Il materno conferisce un‘autorità sovrana nella logica di genere dei Minangkabau. Esercitare il potere tramite la forza o adottare un atteggiamento di dominio da parte degli uomini o delle donne è incompatibile con l’ethos dei Minangkabau, per il quale fondamentale è la politesse e il mantenimento di relazioni pacifiche. Sanday conclude basandosi sul potere predicating dei simboli materni e sulla natura incentrata sul femminile di molta della vita pubblica del villaggio “ e che è ormai da tempo necessario ripensare alla definizione occidentale di matriarcato”.
Ridefinendo il Matriarcato
Nel ridefinire il matriarcato, Sanday fa notare che nelle società il cui fondamento sociale è forgiato dai principi matriarcali, l’attenzione deve essere spostata dal potere coercitivo verso la forza di persuasione della tradizione. In queste società, sia uomini che donne ricoprono ruoli di leadership ed esercitano la loro influenza sostenendo la tradizione. Una studiosa irochese, Barbara Alice Mann , nella sua analisi sull’influenza della sovranità femminile nella società irochese ne presenta un esempio. Come i Minangkabau, anche gli Irochesi hanno un nome speciale per definire le autorevoli donne anziane.
Il Matriarcato non è un sistema di governo familiare o sociale connesso esclusivamente al dominio del ruolo femminile. Il Matriarcato è un sistema sociale bilanciato in cui entrambi i sessi giocano ruoli chiave che si fondano sui principi sociali materni. Come le originatrici simboliche, le donne, nel ruolo di madri e di donne anziane, sono quelle che svolgono le pratiche che legittimano e rigenerano, o meglio, per usare un termine più vicino a un approccio etnografico, coltivano e nutrano l’ordine sociale. Sulla base di questa definizione, il contesto etnografico di una matriarcato “nuovamente definito” non riflette un potere femminile sui soggetti, o un potere femminile finalizzato a sottomettere, ma una reponsabilità femminile (tramite i ruoli di madri e donne anziane) di coniugare/intrecciare e rigenerare i legami sociali qui ed ora, nel futuro e nell’aldilà, attraverso la loro leadership nel sostenere la tradizione.
La tradizione determina le regole della leadership appropriata e tesse i legami sociali
tramite l’economia del dono. Un potere concepito in tal modo è in equilibrio, nel senso che è diffuso tra coloro che lavorano in partnership per sostenere le pratiche e le regole sociali. Ci sono molti esempi ben descritti di società matri-centriche, come i Minangkabau e gli Irochesi. Si possono inoltre menzionare gli Zapotechi del Messico e i Mosuo della Cina sud occidentale..
In queste società, la logica di genere può essere sia prevalentemente matricentrica, come nel caso dei Minangkabau, o impostata su una dimensione complementare e diarchica, in cui la “madre originale” è associata con la figura mitica maschile che opera insieme a quella femminile, come nel caso degli Irochesi. In entrambi i casi le donne e gli uomini lavorano come partners, benché in diverse sfere. Esempi di società matriarcali con logiche di genere complementari sono i Tuareg del Sahara e del Sahel, i Kabili del Nord Africa, gli abitanti delle isole Trobriand del Pacifico, e i Lahu della China sud occidentale..
Equilibrio di genere e Pace nelle Società Matriarcali
Gli uomini e le donne condividono le responsabilità in tutte le società. La questione da porre riguarda il grado e la simmetria o equilibrio di questa condivisione. Riane Eisler ne Il calice e la spada ( 1987 ) e Marija Gimbutas , The Civilization of the Goddess: The World of Old Europe ( 1991 ) fanno notare che esiste un’etica di equilibrio di genere e di pace nelle società con valori materni. Il lavoro sul dono svolto da Genevieve Vaughan in Per-donare-una critica feminista dello scambio (1997) suggerisce che l’equilibrio è ispirato e mantenuto tramite valori che motivano il donare, funzionando da collante per i legami sociali. Nel suo ampio lavoro sulla logica sociale del dono in relazione allo scambio, Vaughan distingue tra la logica transitiva del dono e la logica intransitivia del dare per ricevere un equivalente. Secondo Vaughan, “’l’agenda maschile nel patriarcato impone degli obiettivi che sono consoni con il mercato e opposti al dono/ pratica materna” (p. 55). Come attraverso il dono supremo della maternità le generazioni si legano le une alle altre, il dare e ricevere doni intreccia la rete delle relazioni sociali.
All’inizio del XXI secolo vi è stata un’ esplosione di interesse verso il matriarcato che ha portato allo sviluppo del campo dei nuovi studi matriarcali, iniziati dalla filosofa femminista, Heide Goettner-Abendroth, cui si deve anche il Primo Congresso di Studi Matriarcali tenutosi in Lussemburgo nel 2003. Come Sanday, Goettner-Abendroth sottolinea che il matriarcato non è parallelo al patriarcato e fa notare che la radice greca “archè “significa sia ‘dominio’ che ‘inizio” ” (p. 3). Diversamente da Sanday, Goettner-Abendroth colloca la sua visione del matriarcato in uno schema evoluzionista universale rivendicando il fatto che le religioni originarie dell’umanità erano indiscutibilmente matriarcali.
Ciò che emerge in questo nuovi studi è l’impegno sia di ricercare sia di agire congiuntamente a donne indigene per lavorare insieme verso una cultura globale che rappresenti valori matriarcali. In un mondo che corre chiaramente verso l’estinzione attraverso la violenza settaria e il degrado ambientale, promuovere i valori matriacali di pace, partnership, equilibrio e rispetto per la differenza è un risposta civile a un mondo litigioso che si sta frantumando.
Bibliografia
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