Matriarcati del mondo
ESISTE UN’ALTERNATIVA!
Esistono e resistono tuttora più di un centinaio di società matriarcali nel mondo (i Minankabau dell’Indonesia è una delle più numerose, con tre milioni di persone, seguita dalla società Moso in Cina e da quella yuchiteca in Messico), organizzazioni pacifiche ed egualitarie, basate sulla partnership e non sul “dominio delle madri”, che continuano a tener vivo un diverso modello di civiltà per donne e uomini. La centralità delle donne, la matrilinearità e la matrilocalità, , la “mutualità economica”, i processi decisionali basati sul consenso, la sacralità della terra, il divino femminile sono alcune delle linee guida che caratterizzano queste società che incontriamo dall’Asia alle Americhe all’Africa. Queste comunità, che oggi rischiano di scomparire dietro le forti spinte della globalizzazione, costituiscono una precisa forma sociale che vanta una tradizione millenaria. La loro struttura politica, economica, sociale e spirituale è per tutte/i noi di estremo interesse perché ci insegna a organizzare e mantenere società non violente, mutuali, bilanciate e sostenibili, dove le donne sono sì al centro, ma non per questo ricorrono a strutture di dominio per guidare la comunità.
Nel 2013 è stato pubblicato in Italia il libro “Le società matriarcali: studi sulle culture indigene del mondo” di Heide Goettner-Abendroth. Il libro, la cui traduzione è stata fortemente voluta da alcune donne di Armonie, segna una tappa importante nel percorso intrapreso dalla nostra associazione, che già nel 2009 con il convegno “Matriarcato: utopia o eutopia? Dal non luogo al buon luogo”, presentava i risultati degli studi di ricercatrici che da oltre trent’anni si dedicano agli studi matriarcali e all’economia del dono. Nel 2011 un altro convegno trattava delle permanenze di queste società in Asia.
Con il convegno del 2014 abbiamo voluto diffondere i diversi modi in cui possono essere utilizzati gli Studi Matriarcali moderni (dichiarazioni politiche dal 2° Congresso sugli Studi Matriarcali 2005), perché riteniamo costituiscano un processo di ricerca critico e di liberazione con un forte potenziale educativo e curativo per le nostre organizzazioni sociali, patriarcali e capitaliste. Le società matriarcali che ci hanno fatto conoscere questi studi rappresentano per noi una terapia dell’immaginario, oltre che un’importante cassetta degli attrezzi da adottare e adattare ai nostri sistemi sociali occidentali. Senza un lavoro di trasposizione e adeguamento ai nostri contesti attuali quelle società restano esempi impraticabili, e gli Studi Matriarcali un ambito di ricerca relegato a una nicchia di appassionati di etnografia o, peggio, l’ennesima bandiera per una nuova corrente di femminismo radicale. Gli studi su queste società possono invece fornire alla donne e agli uomini “in cammino” strumenti e mezzi per intraprendere un reale cambiamento contro il dominio locale e globale del patriarcato, la logica del profitto, la supremazia di un sesso sull’altro e quella di un’etnia su tutte. Il convegno sarà dunque l’occasione per far conoscere le strutture che regolano le società non patriarcali tuttora esistenti in molte parti del mondo, ma sarà anche l’occasione per muovere i primi passi in quella direzione. Tra gli snodi centrali del processo di cambiamento, i sistemi di parentela, le forme di convivenza abitativa, l’autosufficienza economica, un diverso rapporto con la spiritualità sono le questioni prioritarie da affrontare. Su tali questioni abbiamo organizzato gli incontri del pomeriggio di sabato e il workshop di domenica, intitolati appunto “Idee e progetti di cambiamento matriarcale” e “Politica matriarcale: istruzioni per l’uso”. Se riusciremo anche solo in minima parte a minare la logica dei presupposti che reggono i nostri sistemi sociali, l’omologazione delle attese dei movimenti alternativi e a influenzare i processi di formazione dell’immaginario, avremo risposto al bisogno di un cambiamento che diventa ogni giorno più urgente.
Contiamo sulla collaborazione di tutte per iniziare un percorso di studi e di pratiche che possa davvero costituire il primo passo verso una società ugualitaria, pacifica, dove vivere non dovrà più essere adattarsi al meglio alle incongruenze di un sistema guerrafondaio e basato sul profitto.
Ringraziamo le relatrici e le compagne di Armonie che hanno collaborato e hanno reso possibile questo convegno
Heide Goettner Abendroth, dopo aver lavorato per vari anni in ambito accademico, ha dedicato la sua vita a studiare in modo indipendente le società matriarcali ancora esistenti, e nel 1986 ha fondato l’Accademia Hagia per gli Studi Matriarcali Moderni. “Le società matriarcali – Studi sulle culture indigene del mondo” è il risultato di lunghi anni di lavoro sul campo, a fianco di ricercatrici e ricercatori indigeni; l’analisi critica, gli studi culturali, l’interdisciplinarietà le hanno permesso di produrre una precisa descrizione strutturale delle società matriarcali.
Iole Natoli, giornalista e scrittrice, si è impegnata per i diritti delle donne sostenendo la necessità di una legge sul cognome materno, di cui ha pubblicato gli articoli fondamentali già nel giugno del 1979, portando il suo lavoro a conoscenza di gruppi del Senato e della Camera, per creargli un approdo in Parlamento. Sua la prima iniziativa giudiziaria in Italia (1980-1982) per l’attribuzione del cognome della donna ai figli nati nel matrimonio. Al suo progetto ha dedicato anche tre opere visive e il filmato “Favola antropologica”
Sofie della Vanth, artista, conduttrice di gruppi sulla spiritualità femminile e cantastorie. Nel 2006 prende in affitto un’azienda agricola di 40 ettari nel comune di Sorano, in Maremma, dove nasce il concetto di convivenza matriarcale e nel 2009 fonda l’associazione Talanith,. luogo di convivenza femminile per donne in cerca di riconnessione. Produce olio di oliva e coltiva canapa sativa; è host per tanti wwoofer di tutto il mondo Attualmente sta lavorando a un progetto di cohousing femminile sulle colline del bolognese.



