La stregheria

Convegno La stregheria Casa Internazionale delle donne, Roma

venerdì 20 luglio 2007  ore 18.30

Organizzata da:

Armonie associazione di donne

Donne e conoscenza storica

Il Paese delle donne

Burning Times – National Film Board, Canada 1990 regia di Donna Read,

versione in inglese, sottotitoli in italiano a cura dell’associazione “Armonie” – Bologna, di Monica Di Bernardo

Il documentario “The Burning times” (“I tempi dei roghi”) ha inizio tra le note di un tema musicale che conduce lo spettatore, quasi come in un rito di iniziazione, attraverso i vapori di un’antica sorgente dalle acque prodigiose, verso il recupero di storie dimenticate il cui ricordo si perde nell’oblio: vite di donne tacciate di stregoneria. Una coinvolgente colonna sonora percorre l’intera narrazione cinematografica, come un filo rosso, un trait d’union che collega episodi e storie di vita, ogni volta che la voce narrante interviene a commentare e descrivere sequenze tratte da dipinti o stampe d’epoca.

L’autrice, infatti, analizza il fenomeno della caccia alle streghe proponendo tre diversi percorsi di indagine che si intrecciano attraverso il dipanarsi della narrazione cinematografica. Pertanto accanto alle interviste a storiche/i, giornaliste e scrittrici femministe, troviamo un vasto apparato iconografico e alcune fonti scritte estrapolate da trattati di demonologia. Difficile riassumere in breve i numerosi argomenti toccati dall’autrice-regista e rendere a parole le emozioni che suscita la visione; nuovo e diverso è il suo lavoro e, anche se le tematiche affrontate sono quelle proprie della storia della stregoneria, il fatto di averle esposte attraverso una narrazione filmica le rende fruibili per un vasto pubblico più di quanto non riesca a fare un saggio storico diretto, necessariamente, a specialisti. Il fine dell’autrice, quindi, è di tipo divulgativo e l’obiettivo è quello di riabilitare il ricordo di tante donne finite sui roghi nel corso dell’età moderna.

Il documentario ricostruisce fedelmente, secondo un rigoroso metodo storiografico, le tappe salienti del percorso che, nel corso dei secoli, ha condotto alla demonizzazione del sapere femminile di cui le donne sono state progressivamente espropriate, in modo violento e persecutorio.

All’interno di tale itinerario l’autrice focalizza l’attenzione su alcune tematiche ritenute di particolare interesse. Nel corso della prima parte ci si sofferma sull’idea che abbiamo oggi della stregoneria mentre, sullo schermo, scorrono le immagini di una festa di Halloween, cui siamo soliti associare la figura della strega. Una voce narrante illustra le immagini mettendo in evidenza come la stregoneria sia oggi collegata all’oscurità, alle tenebre e alla morte. In verità – sottolinea la voce narrante – tale idea risale al Rinascimento, periodo in cui il potere esercitato dalle donne all’interno delle comunità di appartenenza è stato progressivamente identificato come la causa di ogni male. Così facendo, la funzione svolta dalle donne nel mondo antico come sacerdotesse dell’antica religione popolare, legata alla natura e alle sue manifestazioni, è stata loro sottratta.

Nel Rinascimento, inoltre, le donne guaritrici, “dottori del popolo”, fino ad allora presenti in momenti cruciali dell’esistenza umana come il parto, la morte, la cura, vengono espropriate con la forza di quel loro sapere empirico fatto di conoscenze su erbe curative e filtri magici che si tramandavano di generazione in generazione, per permettere l’affermarsi della professione medica che, da quel momento, diverrà appannaggio esclusivo di maschi.

Quel che ne è seguito è stata l’appropriazione da parte dell’elemento maschile di un rigido controllo sul potere riproduttivo femminile e sulla gestione della sessualità, della contraccezione e dell’aborto. Chiaro è, quindi, il passaggio dalla medicina popolare a quella dotta, del tutto trascurato risulta, invece, il tema piuttosto importante della contrapposizione, in età rinascimentale, tra una magia popolare, estirpata attraverso i roghi e le delazioni e una magia colta che, al contrario, si afferma nelle corti e nei trattati filosofici degli umanisti.

Altro argomento messo in evidenza dal documentario è il fatto che la persecuzione della stregoneria non è fenomeno da sottovalutare, dal momento che ha avuto conseguenze storiche importanti: in particolare ha prodotto la distruzione di uno stile di vita nelle campagne europee. L’autrice ricostruisce le caratteristiche dell’Europa nell’epoca moderna: un periodo di grandi trasformazioni e capovolgimenti sociali, in cui le donne sono state utilizzate dall’establishment come capri espiatori di un comunità vittima di epidemie (la peste nera del 1300) e di guerre. In tal modo hanno permesso di distogliere la pressione dalle istituzioni, catalizzandola su di sé. Non a caso la persecuzione antistregonica fu ampiamente sostenuta e incentivata tanto da istituzioni religiose che laiche e fu spesso utilizzata come escamotage per punire intere comunità contadine in rivolta contro le innovazioni introdotte dal sistema capitalista, che cominciava allora ad affermarsi in Europa.

Nella seconda parte l’autrice ricostruisce le diverse componenti che hanno contribuito alla cristallizzazione, nell’immaginario collettivo, dello stereotipo della strega: vecchia megera, che vola di notte, che copula con i diavoli ed è capace di uccidere con il tocco o lo sguardo ammaliatore. Le immagini, tratte da dipinti e da trattati di demonologia illustrano con la brutale immediatezza che solo il mezzo visivo può dare, le tragiche tappe di quel percorso. Grande pregio dell’autrice è poi quello di aver arricchito le immagini con l’aggiunta del sonoro dell’epoca; in tal modo l’audio riesce ad animare i dipinti che sembrano così prendere vita, in modo da far rivivere nel pubblico le terribili emozioni e le atroci sofferenze che quelle donne devono aver vissuto a causa delle persecuzioni subite. Tale aspetto risulta ancor più importante dal momento che non è giunta fino a noi alcuna testimonianza diretta riguardante le streghe, condannate dalla storia al silenzio. Infatti le uniche fonti scritte, come sottolinea subito dopo una storica intervistata, sono costituite dai verbali dei processi, redatti da inquisitori, esponenti della cultura colta, che si occupavano di “tradurre” le confessioni delle imputate. Tuttavia tali dichiarazioni risultavano per loro quasi del tutto incomprensibili dal momento che le streghe, illetterate, si esprimevano attraverso il linguaggio dei rustici.

I trattati di demonologia, poi, in primis il famigerato Malleus Maleficarum, non hanno fatto altro che raccogliere e diffondere quanto di più terribile la cultura popolare da una parte e quella dotta dall’altra narravano intorno alle streghe. Si è trattato, infatti, di una sorta di coacervo di tradizioni culturali diverse, tramandate per generazioni, che ha prodotto una serie di accuse che diverranno topoi e saranno rivolte a tutte le presunte streghe che si troveranno a comparire di fronte ai tribunali, laici o ecclesiastici. Tali credenze, poi, già diffuse tra il popolo dai predicatori itineranti (il film trascura del tutto tale argomento a mio avviso, invece, piuttosto significativo), si cristallizzano negli scritti degli esperti in demonologia.

Non a caso, sottolinea uno storico intervistato, le confessioni estorte con la tortura alle condannate risultano molto spesso identiche le une alle altre, nonostante si faccia riferimento a processi svoltisi in luoghi diversi e lontani tra loro. Uno soltanto, infatti, doveva essere il modo di interpretare le confessioni che gli inquisitori, tutti figli di una stessa cultura misogina, utilizzavano come riferimento: quello descritto nei testi di demonologia da loro accuratamente consultati nel corso dei processi. Così quella che noi oggi immaginiamo come strega, che anche i bambini – intervistati alla fine del film – riconoscono, non è altri che uno stereotipo che la cultura egemone ha accuratamente elaborato e ha poi voluto che si consolidasse nel tempo. Dunque la vecchia fattucchiera protagonista di tante fiabe o piece teatrali era in realtà la donna custode di un’antica saggezza e della religione della grande Madre, la guaritrice che ancora oggi si conserva solo in alcune culture africane o tra le curandere dell’America latina di cui l’autrice riporta alcune interviste.

Perché, dunque, non recuperare l’immagine vera che a quelle donne apparteneva e per cui dovrebbero essere ricordate?
Tanto più che, nonostante l’oblio del ricordo, nuove generazioni di donne, impegnate nel sociale e nella vita politica, rivendicano la discendenza da quelle antiche madri e la riabilitazione della loro arcaica saggezza, quelle stesse donne che chiudono il film danzando insieme al cospetto del sole.

La mia recensione vuole essere un invito a vedere e diffondere il film.

Un documentario che emoziona e che, utilizzando il linguaggio cinematografico che, in quanto visivo, risulta più immediato ed efficace di un testo scritto, si presta ad essere utilizzato per un vasto pubblico. Potrebbe, a mio parere, essere validamente proiettato nelle scuole come documento che illustri la persecuzione che le donne hanno subito in età moderna (“l’olocausto delle donne” come l’autrice lo definisce, che ha prodotto nove milioni di vittime). Un modo per ricordare e far ricordare, anche perché nelle scuole la storia delle donne, a parte i percorsi organizzati da qualche volenteroso/a insegnante, è spesso espunta dai manuali di storia e al limite, fa riferimento solo agli episodi simbolici dell’emancipazione femminile, cancellando le donne dalla storia per i restanti periodi.

Il film risulta meno rilevante per un pubblico di addetti ai lavori dal momento che riporta una serie di informazioni già validamente affrontate in numerosi saggi storici che si occupano dell’argomento, tuttavia potrebbe essere un valido supporto visivo da affiancare ai tanti studi sul tema per illustrare in una prospettiva storico-antropologica sia l’origine delle persecuzioni che la concezione attuale della stregoneria.

Personaggi intervistati nel documentario:

Margo Adler (giornalista)

Starhawk (autrice femminista – strega moderna)

Matthew Fox (frate domenicano)

Barbara Roberts (storica)

Irving Smith (storico)

Thea Jensen (scrittrice femminista)